La qualità dell'aria indoor tra economia e sostenibilità

Economia e sostenibilità

Nel rapporto tra economia e sostenibilità, c’è in gioco anche la qualità dell’aria indoor. Ce lo spiega la Prof.ssa Susanna Dorigoni, docente di Economia dell’Energia e dell’Ambiente presso Università Bocconi.

Lei si occupa di studi e ricerca in un campo molto specifico: quello dell’economia dell’energia e dell’ambiente. Cosa l’ha portata a specializzarsi in questo settore? Ci racconta di cosa si occupa esattamente?

Ho cominciato ad interessarmi al mondo dell’energia dopo essermi laureata in discipline economiche e sociali presso l’Università Cattolica di Milano. Erano i primi anni ’90 e l’attenzione era focalizzata sulla liberalizzazione dei mercati dell’elettricità e del gas naturale nella convinzione che la concorrenza nelle fasi di approvvigionamento e vendita dell’energia avrebbe portato ad una riduzione dei prezzi per i consumatori finali. Dopo aver vinto una borsa di studio sul tema all’Università Bocconi ho conseguito il Dottorato di Ricerca sul trasporto di gas ed energia presso il Dipartimento di Economia e Metodi Quantitativi dell’Università degli Studi di Genova. Da allora ho insegnato Economia dell’Energia ed Economia dell’Ambiente presso l’Università Bocconi, la Libera Università di Bolzano, l’Università degli Studi Milano-Bicocca e l’Università Statale di Milano mentre, più di recente, ho tenuto corsi sull’Economia delle Fonti Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica e su Energia e Trasporti ai Master MASEM e MEMIT dell’Università Bocconi. Oltre all’economia dell’energia e dell’ambiente le mie aree di interesse scientifico sono rappresentate dall’economia dello sviluppo sostenibile e della de-carbonizzazione, economia dei cambiamenti climatici, economia della regolazione, economia dei trasporti e dalla finanza sostenibile. Al momento sono coordinatore operativo dell’Osservatorio Gas Rinnovabili (OGR) dell’Università Bocconi, membro del Comitato Scientifico dell’Osservatorio Finanza di Impatto e Ricadute Economiche (OFIRE) dell’Università Bicocca e responsabile scientifico dell’Osservatorio sulla Qualità dell’Aria Indoor (OQAI).

A novembre 2024, si sono conclusi i lavori dell’Osservatorio delle Università Bicocca e Bocconi sulla Qualità dell’Aria Indoor (OQAI), un progetto durato due anni e di cui lei era a capo. Quali sono i risultati più eloquenti che avete riscontrato?

Sebbene negli ultimi anni l’attenzione di politici e legislatori si sia concentrata sulle emissioni climalteranti, l’inquinamento atmosferico costituisce da sempre uno dei principali temi dell’agenda politica sia a livello europeo che nazionale, e i provvedimenti volti alla riduzione delle emissioni inquinanti sono stati numerosi e si sono succeduti nel tempo. Ciò nonostante, è stata sin qui dedicata scarsa attenzione alla qualità dell’aria che respiriamo quotidianamente negli ambienti chiusi, in primis i luoghi di lavoro ma anche mezzi di trasporto, locali della grande distribuzione, luoghi di intrattenimento, hotel, strutture sanitarie e molti altri, in cui trascorriamo complessivamente oltre il 95% della nostra esistenza. La quantificazione del danno economico che ne può derivare ha costituito il principale obiettivo dell’attività dell’Osservatorio. L’analisi si è basata sulla rilevazione delle concentrazioni tipiche di particolato nelle scuole elementari e medie e negli ospedali italiani e sulla quantificazione, tramite opportune funzioni dose-risposta, degli effetti corrispondenti in termini di mortalità e morbilità sulle popolazioni interessate, alunni e insegnanti nel primo caso, pazienti nel secondo. Dopo aver determinato il numero di DALYs (Disability Adjusted Life Years), anni di vita persi per morte prematura e anni di vita vissuti in disabilità a causa dell’inquinamento indoor, si è proceduto alla loro valorizzazione a mezzo della metodologia del VOLY (Value Of Life Year), il valore statistico di un anno di vita, e di quella del Capitale Umano che valuta la perdita di produttività causata da morte prematura sulla base del PIL pro-capite. I risultati ottenuti sono oltremodo significativi. Abbiamo stimato che, ogni anno, i costi economico-sociali dell’inquinamento indoor riscontrato nelle scuole e negli ospedali siano superiori ai 100 miliardi di euro e pari ad oltre il 5% del PIL. Tale ammontare risulta peraltro sottostimato in quanto il valore assunto per il VOLY è quello medio di letteratura, è stato considerato solo il particolato atmosferico e, per quanto concerne gli ospedali, ci si è riferiti esclusivamente alle circa 1.000 strutture pubbliche e private accreditate, tralasciando le oltre 28.000 strutture assistenziali residenziali e semiresidenziali censite dall’Istat sul territorio nazionale. L’entità delle risorse finanziarie che vengono bruciate ogni anno a causa di una scarsa qualità dell’aria nelle scuole di primo grado e negli ospedali italiani è emblematica della necessità e dell’urgenza della definizione di una regolazione sul tema che sia fondata sull’analisi dei costi (investimenti in tecnologia) e dei benefici (costi da inquinamento indoor evitati) relativi al miglioramento della qualità dell’aria negli ambienti chiusi.

Anche noi di Alisea abbiamo fatto parte dell’Osservatorio, nella persona del Dott. Casa. Un commento sull’importanza di una buona gestione degli impianti HVAC, in questo contesto?

L’apporto di Alisea e delle altre aziende che hanno aderito ai lavori dell’Osservatorio è stato fondamentale. Durante i numerosi confronti intervenuti tra le imprese, i ricercatori, l’Istituto Superiore di Sanità e le Istituzioni partecipanti all’iniziativa è in particolare emersa l’importanza dell’inquinamento aeraulico, ovvero quello che deriva da una cattiva manutenzione degli impianti omonimi, preposti al riscaldamento, raffreddamento, ventilazione, deumidificazione degli ambienti chiusi, il quale, insieme all’inquinamento esterno e a quello generato dagli inquinanti chimici, fisici e biologici presenti negli ambienti confinati, è in grado di alterare la salubrità dell’aria indoor arrecando il summenzionato, grave pregiudizio alla salute umana. La pulizia degli impianti HVAC ha pertanto un ruolo centrale nella riduzione della dispersione nell’aria interna di inquinanti biologici e chimici e, mutatis mutandis, la mancanza di un’adeguata e sistematica manutenzione tecnica ed igienica può rendere tali impianti fonti interne di contaminanti. Per questo motivo diviene fondamentale scegliere e programmare interventi adeguati in ottica “preventiva”, affidandosi ad aziende specializzate e competenti.

In che modo la questione della qualità dell’aria indoor si collega alle tematiche energetico-ambientali?

Gli inquinanti dell’aria ambiente, e quindi, dell’aria indoor, sono in larga parte prodotti dalla combustione dell’energia negli impianti di riscaldamento urbano, nei veicoli circolanti, negli impianti industriali. L’inquinamento determina un deterioramento dell’ambiente nella misura in cui esso ha degli impatti, oltre che sulla salute umana, su fauna, flora, beni architettonici e culturali. Le esternalità ambientali, specie quelle negative di cui l’inquinamento atmosferico è un esempio, rappresentano uno dei temi fondamentali dell’economia ambientale il cui obiettivo consiste a tale proposito nello stimare gli effetti dell’inquinamento sull’economia e sul benessere. L’aria appartiene alla categoria dei beni pubblici, caratterizzati dalla non rivalità e non escludibilità nel consumo, i quali costituiscono un altro dei temi fondamentali dell’economia dell’ambiente e a cui sono associati casi di fallimento del mercato, ovvero situazioni in cui il mercato non è in grado di garantire un’allocazione efficiente delle risorse e nelle quali, secondo la teoria economica, è giustificato l’intervento dello stato regolatore. È appunto il caso della qualità dell’aria per la quale, a seguito della recente revisione delle Linee Guida dell’OMS, in occasione delle quali l’organizzazione ha esplicitamente indicato come le concentrazioni massime indicate siano da intendersi riferite anche all’aria indoor, si va rapidamente definendo una disciplina specifica per gli ambienti chiusi ad alta concentrazione umana. A tale proposito saranno cruciali il recepimento della nuova Direttive sulla Qualità dell’Aria Ambiente e quello della Direttiva sull’Efficienza Energetica degli Edifici. Quest’ultima impone agli Stati Membri che i nuovi edifici non residenziali e quelli esistenti sottoposti a ristrutturazioni importanti siano dotati di dispositivi di misurazione e controllo per il monitoraggio e la regolazione della qualità dell’aria interna, specificando come i governi nazionali possano richiedere l’installazione di tali dispositivi anche negli edifici residenziali.

Una sua opinione sull’andamento degli Obiettivi ESG in Italia?

Una recente ricerca dell’Università degli Studi Milano-Bicocca a cui ho avuto il piacere di contribuire ha dimostrato come vi sia un gap ancora molto significativo tra i parametri che un’attività economica deve rispettare per potersi considerare eco-sostenibile secondo la Tassonomia Europea e quelli che vengono riportati dalle imprese nella loro informativa non finanziaria. Più in particolare dall’analisi degli indicatori ESG resi pubblici dalle aziende e raccolti da Morgan Stanley Capital International emerge, oltre ad un significativo disallineamento rispetto alla Tassonomia, una scarsa densità dell’informazione che è quasi sempre disponibile per una parte ristretta del campione e, spesso, per un numero marginale di imprese solo di grandi dimensioni. La situazione è però in evoluzione e subirà un’accelerazione a partire dal 2025, primo anno in cui, per effetto della Corporate Sustainability Reporting Directive, le imprese saranno tenute a fare disclosure sui loro impatti ESG seguendo lo schema previsto dagli European Sustainability Reporting Standards. Tra questi ultimi quelli tematici di tipo Social obbligheranno le imprese a rendicontare il loro impegno in relazione alla sicurezza e salute dei dipendenti nei luoghi di lavoro e a quella dei consumatori e fruitori dei loro servizi, ivi inclusi quelli erogati in ambienti chiusi, che dipende anche dalla qualità dell’aria respirata. Ciò determinerà inevitabilmente una certa concorrenza tra imprese meno virtuose e imprese più performanti in tema di impatti ESG in generale, e di qualità dell’aria in particolare, con la predilezione di consumatori e investitori per queste ultime. Le potenziali ricadute della performance non finanziaria su quella finanziaria stimoleranno le aziende ad impegnarsi maggiormente sul fronte ESG.

Progetti 2025?

Molti. Tra cui il consolidamento dell’attività e del ruolo dell’OQAI attraverso la creazione di un Network internazionale di ricerca di cui faranno parte altri atenei e organismi (tra i qualil’Observatorio de Qalidad del Aire Interior delle Associazioni spagnole di categoria ClusterIAQ e Fedecai con cui siamo già in contatto), attraverso la partecipazione a Conferenze internazionali quali Workplace and Indoor Aerosols Conference-WIAC2025 a cui presenteremo i risultati ottenuti, e mediante l’allargamento del numero delle aziende partecipanti con l’inclusione di quelle che erogano servizi negli ambienti di comunità oggetto di studio. Sul fronte della ricerca abbiamo in animo di estendere l’analisi a tutti gli ambienti chiusi ad alta concentrazione umana a partire dagli uffici, dai mezzi di trasporto, dai locali della grande distribuzione e dai luoghi di intrattenimento collettivo in modo da determinare il “global burden” dell’inquinamento indoor a livello nazionale. Ci concentreremo poi sulla tecnologia e sui relativi investimenti, così come sui costi di manutenzione degli impianti HVAC, con l’obiettivo di quantificare i benefici sociali netti ritraibili dalla riduzione dell’inquinamento dell’aria interna. L’ambizione è quella di fornire un supporto qualificato all’attività di recepimento delle nuove Direttive e, quindi, di definizione di una regolazione della IAQ da parte delle istituzioni preposte, tra cui il MASE, che già partecipa all’Osservatorio, attraverso la produzione di un Report di ricerca esaustivo da presentarsi nel corso di un convegno organizzato in sede istituzionale.


Intervista a Susanna Dorigoni, per Alisea Journal 10. Per non perderti questo e altri interventi in ambito aeraulico, abbonati al nostro Journal!

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