Piantina di un edificio con case e alberi.

L’ingegneria al servizio della sostenibilità

Percorso, pareri e consigli di un’esperta che opera nel settore dell’ingegneria e della sicurezza da oltre trent’anni

MARIACONCETTA PERAZZO – Ingegneria nel campo impiantistico, dell’energetica e della sicurezza presso Studio GP67

Cosa l’ha portata a occuparsi di ingegneria impiantistica e di sicurezza?

Ho avuto un padre molto diverso da quello che ci si sarebbe aspettato negli anni ‘60. Mio padre ha fatto per parecchi anni il muratore ed era appassionato di edifici e di impianti. Sono figlia unica e, nonostante fossi una bambina, una femmina, mi portava sempre a vedere dove lavorava, ad aiutarlo: è così che mi sono innamorata di questo mondo. Il mio primo impianto di recupero delle acque meteoriche l’ho progettato e realizzato con lui quando andavo alle elementari: non c’era acqua a disposizione per irrigare l’orto, così abbiamo provveduto noi.

Anche la mia passione per la sicurezza sul lavoro ha a che fare con mio padre perché, dopo aver lavorato nel campo edile, diventò operaio e, una volta pensionato, scoprimmo che aveva contratto una malattia professionale, una polineuropatia dovuta al fatto che respirava continuamente i gas di efflusso della lavorazione della gomma. All’epoca, nonostante esistessero già la legge 12 febbraio 1955 e i suoi DPR 547/1955 e 164/1956, non si prestava ancora tanta attenzione alla sicurezza dei lavoratori.

È proprio per dare il mio contributo che ho scelto di diventare formatrice in questo ambito: comunicare in maniera semplice tutti i concetti della sicurezza, facendo capire che per proteggersi è necessario in primis che l’azienda, il datore di lavoro e i lavoratori abbiano il corretto approccio mentale all’argomento. Tengo ai miei corsisti come se fossero di famiglia: tutti hanno il diritto di lavorare in sicurezza, ma anche il dovere di seguire le regole per ridurre i rischi conseguenti.

Lei è specializzata in energetica e impiantistica: cosa ci può dire delle nuove leggi che richiedono particolari performance energetiche dagli edifici vecchi e nuovi?

Ritengo che la nostra legislazione sia ben fatta e che costituisca un’utile guida per la progettazione e la realizzazione
di edifici ed impianti sempre più efficienti, che consumino sempre meno energia derivante da fonti fossili inquinanti e climalteranti. Per svolgere davvero un buon lavoro, però, non bisogna limitarsi al rispetto della legge, ma bisogna anche essere in grado di “andare oltre”, contestualizzando il progetto di partenza in funzione dell’edificio e delle sue complessità architettoniche. Infatti, è necessario comprendere che il patrimonio edilizio italiano è molto vario: molti edifici vecchi devono essere efficientati energeticamente, ma altri no.

Ad esempio, gli edifici storici e quelli che fanno parte del patrimonio culturale italiano non possono subire modifiche
in questo senso. Ovviamente, al di fuori di questi, l’efficientamento energetico rimane un obiettivo primario da conseguire. Insomma, ad ogni edificio le sue modalità di rinnovamento o restauro. Vanno prese in considerazione anche altre normative di settore, come quelle riguardanti la sicurezza antincendio degli edifici e la sicurezza delle persone che ci abitano: di fatto, non ci sono efficienza energetica e sostenibilità se non si tutela anche (e soprattutto) la salute degli occupanti.

Lei è anche RSPP/CSP CSE ed addetta alla sicurezza antincendio e alla mitigazione del Radon negli edifici: è d’accordo nel dire che si potrebbe fare di più per diffondere la cultura della sicurezza in Italia? Quali sono le sfide che affronta e quali sono gli approcci che funzionano?

Sono assolutamente d’accordo: si può fare e si deve fare di più per diffondere la cultura della sicurezza del lavoro in Italia, che deve essere personalizzata a seconda dei soggetti. Ad esempio, se bisogna formare dirigenti o datori di lavoro, è necessario mettersi nei loro panni e trattare degli argomenti che parlino di obblighi e sanzioni, ma anche delle conseguenze di omissioni. Il
lavoratore in Italia è vissuto come una spesa, come un peso per l’azienda. È triste da dire, ma come negarlo, viste le nostre legislazioni? Ci sono grosse spese da sostenere, ma il lavoratore è soprattutto una grande risorsa su cui investire per crescere, rispettandone la dignità e la vita. È necessario, in primis, organizzare dei corsi molto efficaci che non siano centrati semplicemente sulle ripetizioni degli obblighi e degli articoli di legge, ma comunicare in maniera efficace casi studio e problematiche reali, chiedendo ai corsisti come vivono questo aspetto del lavoro.

“Sostenibilità” è la parola chiave degli ultimi anni. Quali consigli darebbe a chi vuole apportare migliorie al proprio edificio, anche in ottica delle nuove leggi e del bilancio di sostenibilità che la maggior parte delle aziende devono produrre?

Quando si progetta un intervento di riqualificazione energetica, di ristrutturazione semplice e/o sismica oppure di una nuova costruzione, è indispensabile cominciare valutando tutte le possibilità utili a realizzare un progetto che tenga conto di benessere, comfort, sicurezza ed efficienza energetica. La prima cosa da fare è sicuramente creare le condizioni affinché si riducano al minimo i fabbisogni energetici: in estate si richieda il minimo di condizionamento e in inverno il minimo di riscaldamento da produrre attraverso gli impianti di climatizzazione. Bisogna adattare i fabbisogni dell’edificio utilizzando forme di integrazione con energie rinnovabili che siano in grado di coprirli. Questo si può fare nella maniera più semplice, evitando costi eccessivamente elevati. È chiaro che, se parliamo di sostenibilità, questa deve essere concepita in tutti i suoi aspetti:
un progetto non risulta cantierabile e non è sostenibile se il costo è troppo alto per i vantaggi ottenuti. C’è anche la sostenibilità ambientale, che deve essere messa al centro con la scelta dei materiali e sistemi che vengono combinati fra loro per completare un progetto sostenibile. Ricordo anche che, come dicevo poco fa, l’efficienza energetica non è proponibile se lede i criteri di sicurezza e comfort degli ambienti di vita e di lavoro: la persona deve essere messa al centro di questa filiera.

Al di là di ciò che possono fare aziende e istituzioni, con i livelli di inquinamento ambientale che abbiamo oggi, non ha senso aspettare che il mondo si muova. Ciascuno di noi deve fare la sua parte a prescindere dal comportamento altrui. Ad esempio, la raccolta differenziata va sempre fatta con coscienza, perché i rifiuti che produciamo sono inquinamento a tutti gli effetti. Ogni rifiuto ha una natura diversa di smaltimento, decomposizione e riciclo: per queste ragioni servono destinazioni finali diverse per una corretta gestione. Spesso sentiamo dire che i rifiuti, alla fine, vengono buttati tutti insieme. Difficile conoscere con certezza tutte queste dinamiche, ma noi possiamo intervenire informando e contrastando queste tendenze negative. Anche la qualità dell’acqua e dell’aria sono essenziali per la nostra qualità di vita indoor.

È necessario controllare e gestire la qualità dell’aria che respiriamo nei nostri ambienti di vita e di lavoro, così come l’acqua che ci arriva al rubinetto. Esistono sistemi di trattamento dell’acqua e dell’aria e che ci possono aiutare a ottenere una migliore qualità di vita indoor, in ottica di comfort e salvaguardia della salute. Questi sistemi devono essere integrati in ogni casa (se possibile) e in ogni edificio.

Restando sul tema della sostenibilità, sappiamo che lei ha anche fondato l’associazione no profit Missione architetto, insieme ad altri professionisti della progettazione a basso impatto ambientale e delle energie rinnovabili. Ci racconta qualcosa a riguardo?

Missione architetto è stata l’unione di tanti sogni di noi soci fondatori. Abbiamo sempre ritenuto che sia possibile costruire e ristrutturare in maniera rispettosa dell’ambiente e delle persone, salvaguardando gli aspetti della sicurezza e della sostenibilità. Abbiamo così creato un network tra professionisti, imprese e produttori di materiali con i quali si potessero condividere questi “ideali del costruire”. Nel tempo, però, l’associazione ha visto modificarsi ideali e progetti, per questo ho scelto di distaccarmi e continuare a portare avanti ciò in cui credo attraverso il mio studio e i miei validi collaboratori. Ad oggi, fortunatamente, i professionisti e gli operatori del settore che credono nei valori della sostenibilità sono in crescita rispetto a tanti anni fa, così questi sogni diventano più facilmente realizzabili. Ora, dopo oltre trent’anni di lavoro sul campo, riconosco e scelgo sempre i soggetti e i processi più virtuosi per cogliere i migliori frutti dal mio lavoro.

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