Sostenibilità: immagine che rappresenta una città sostenibile.

Il futuro si chiama sostenibilità

Aziende e sostenibilità: intervista a Filippo Blandini

Abbiamo chiesto all’esperto Filippo Blandini (Sustainability Manager, HSE Manager, RSPP e Lead Auditor Sistemi
di Gestione -Ambiente, Energia, Qualità e Sicurezza) di darci qualche dritta su aziende e sostenibilità. Ecco cosa abbiamo scoperto.

Quando si parla di sostenibilità, si tende a pensare che questa riguardi solo l’ambiente. Ci può spiegare meglio il significato di questo termine? Cos’è davvero la sostenibilità?

La sostenibilità è un concetto ampio che va oltre la sola dimensione ambientale. Si tratta di un approccio che cerca di soddisfare le necessità del presente senza precludere alle future generazioni la possibilità di vivere in modo prospero, salubre e socialmente equo. Lo sviluppo sostenibile riguarda l’equilibrio tra tre pilastri fondamentali: l’ambiente, la società e l’economia, spesso indicati come “Triple Bottom Line” o “Triple P” (People, Planet, Profit). Nel dettaglio:

  • Pianeta (Planet): tutela dell’ecosistema attraverso conservazione e gestione responsabile delle risorse naturali, riduzione dell’inquinamento, lotta contro i cambiamenti climatici, minimizzazione dell’impatto ambientale delle attività umane.
  • Profitto (Profit): promozione di pratiche commerciali etiche, responsabili e orientate al benessere economico a lungo termine. Gli approcci economicamente sostenibili possono includere l’adozione di modelli commerciali che integrano obiettivi sociali e
    ambientali
    , la promozione dell’equità economica e l’investimento responsabile.
  • Persone (People): necessità di garantire il benessere sociale, promuovendo l’equità, la giustizia sociale e il rispetto dei diritti umani, garantendo il coinvolgimento delle comunità nelle decisioni che le riguardano. L’attenzione alla sostenibilità sociale può tradursi in politiche aziendali che promuovono condizioni di lavoro dignitose, inclusività e partecipazione attiva nella comunità.

Oltre a occuparsi di salute, sicurezza ed energia per un’importante realtà farmaceutica, ora ha anche avviato una sua società in questo ambito. Come ha capito che la tutela delle persone e dell’ambiente sarebbero stati la sua missione?

Questa è una domanda che mi fa molto piacere ricevere e che, da un certo punto di vista, è il filo conduttore del mio percorso professionale. Nonostante la laurea in ingegneria aerospaziale conseguita al Politecnico di Milano, ho compreso sin da subito quanto la salute e la sicurezza delle persone fosse un argomento fondamentale, motivo per cui la mia tesi trattava “Il mondo della salute e sicurezza in ambito aeronautico in rapporto al mondo classico industriale”. Quel passaggio ha segnato il mio futuro professionale: ancora una volta con attenzione particolare alle persone, ho accettato la sfida di costituire la funzione HSE di un’azienda multinazionale farmaceutica. La conoscenza di una realtà industriale così complessa mi ha confermato ancor di più quanto l’asset del capitale umano sia veramente strategico e vada salvaguardato da tutti i punti di vista.

È questa una delle motivazioni per cui è nata Esacube nel 2023: l’obiettivo era quello di creare una società che avesse veramente a cuore le Persone, il Profitto e il Pianeta, in grado di supportare quotidianamente i propri clienti attraverso
un percorso di sostenibilità guidato dalla sicurezza sul lavoro, la gestione Ambientale, l’energia, i sistemi di gestione e di governance.

Agenda 2030: a che punto siamo davvero in Italia secondo lei?

In merito a questo tema mi piacerebbe citare i dati ufficiali, in particolare il rapporto annuale ASviS 2023 che mette in evidenza il posizionamento dell’Italia rispetto agli altri Paesi. La realtà che emerge dalla lettura del report è molto complessa, in quanto nell’ultimo decennio l’Europa ha apportato dei miglioramenti contenuti e decisamente insufficienti per sperare di poter raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.

In Italia la situazione ha seguito il trend europeo: gli indicatori segnalano per il nostro Paese un’evoluzione insoddisfacente per gran parte dei 17 SDGs. Tra il 2010 e il 2022 si riscontrano peggioramenti per i Goal 1 (povertà), 6 (acqua e sistemi igienico-sanitari), 14 (ecosistemi marini), 15 (ecosistemi terrestri), 16 (governance) e 17 (partnership), una sostanziale stabilità per i Goal 2 (cibo), 10 (disuguaglianze), 11 (città sostenibili), mentre per gli altri otto Goal si evidenziano contenuti miglioramenti. In poche parole, se ci sono dei miglioramenti questi sono poco evidenti e, in generale, c’è ancora molta strada da compiere.

Direttiva CSRD: il bilancio di sostenibilità diventerà gradualmente obbligatorio per tutte le aziende. Quali benefici si otterranno?

La Direttiva sulla Responsabilità Sociale e d’Impresa (CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) dell’Unione Europea rappresenta un passo significativo verso la responsabilità sociale delle imprese. L’introduzione obbligatoria del bilancio di sostenibilità per un più ampio numero di aziende offre diversi benefici, fra cui i seguenti.

  • Trasparenza e accountability: la CSRD mira a migliorare la trasparenza delle aziende riguardo alle loro pratiche sostenibili. Rendere obbligatorio il bilancio di sostenibilità aumenta l’accountability delle imprese nei confronti degli stakeholder, inclusi investitori, consumatori e la società in generale. Imprese impegnate in pratiche sostenibili e responsabili sono più appetibili per gli investitori.
  • Gestione del rischio: il bilancio di sostenibilità obbligatorio può aiutare le aziende a identificare e gestire meglio i rischi ambientali, sociali e di governance (ESG), attraverso strategie più resilienti e sostenibili.
  • Competitività e innovazione: la CSRD spinge le aziende a innovare e adottare pratiche sostenibili, il che consentirà loro di rimanere competitive nel mercato in evoluzione.
  • Sviluppo sostenibile: nel complesso, la CSRD incoraggerà le imprese a considerare in modo più approfondito l’impatto delle loro attività sulla società e sull’ambiente.

Vogliamo dare un consiglio ai nostri lettori: ci sono errori frequenti che le aziende commettono in ambito di sostenibilità? Quali sono e come evitarli?

La vera sfida per le PMI sarà quella di anticipare il cambiamento introducendo in azienda un sistema di misurazione
e di controllo per non trovarsi nella condizione di non essere pronta a cogliere le opportunità che possono mutare il suo futuro. Ci sono alcuni errori comuni che le aziende possono commettere in ambito di sostenibilità. Eccone alcuni:

  1. a volte non vengono fissati obiettivi chiari e misurabili, il che rende difficile valutare il successo delle iniziative di sostenibilità;
  2. spesso, la sostenibilità non viene considerata come parte della strategia aziendale, ma vi si pensa come a un’attività secondaria che, di conseguenza, viene trascurata;
  3. un altro errore consiste nel focalizzarsi solo su iniziative relative all’ambiente, quando, come dicevo prima, la sostenibilità è un discorso ben più ampio;
  4. quando i dipendenti non vengono coinvolti nelle iniziative di sostenibilità, non si crea consapevolezza e i progetti non vengono valorizzati come dovrebbero.

Evitare questi errori richiede un impegno continuo e un approccio olistico alla sostenibilità che coinvolga l’intera organizzazione. La coerenza, la trasparenza e l’impegno sono fondamentali per un successo sostenibile a lungo termine. Per concludere direi che è molto importante capire il giusto percorso “sostenibile” per il business della propria azienda, affidandosi all’esperienza delle risorse interne e alla maturità di consulenze esterne che spesso sono in possesso di maggiori informazioni rispetto al
mercato di riferimento.

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