Claudio Brachino – Giornalista
Salute, benessere, cura della persona, qualità della vita e dell’aria che respiriamo, qualità del lavoro in senso assoluto e in relazione specifica alle caratteristiche dell’habitat. È la nuova grammatica antropologica e sociale che ci ha lasciato lo tsunami del Covid. Non è una novità, il tema lo abbiamo già affrontato anche in questo contesto, ma man mano che il tempo passa e che la morsa della pandemia si allenta, così sembra, così si spera, le mutazioni più importanti diventano strutturali. Alcuni colleghi che si stanno specializzando in una sorta di nuova branca giuslavoristica e filosofica, il Pensiero laterale, ci segnalano storie che non possono più essere ignorate. In Giappone e in America spopolano due libri legati alla stessa visione, obliqua appunto, né apocalittica contestatrice, né integrata conformista.
Nel primo caso si tratta di una lettura in salsa green dell’opera di Marx, con il papà del Manifesto del Partito comunista che diventa l’involontario papà moderno di una decrescita felice ispirata all’ambientalismo. Nel secondo caso si tratta di un bestseller di moda negli States con un titolo emblematico, Enough, abbastanza, che ha dato vita a un’intera teoria ispirata appunto al nome, la teoria dell’Abbastanza. Ovvero, sono disposto a investire sul lavoro abbastanza, ma non tutto. Arrivati a un certo punto, ci sono il tempo libero e la qualità della vita. È vero che in tutto il mondo c’è il problema dell’occupazione, ma è anche vero che le aziende di tutto il mondo stanno facendo i conti con un fenomeno nuovo che lascia spiazzati i direttori del personale di formazione tradizionale: i cosiddetti licenziamenti di massa. Un fenomeno post Covid, con la vita tornata fragile per colpa di un’invisibile creatura che ha spazzato via in parte l’arroganza positivistica della scienza. Dunque lavorare per lavorare, come valore fondante, non funziona più.
Rimaniamo allora in America per una notizia che fa al caso nostro. La Casa Bianca si è impegnata, negli scorsi mesi, ad attuare nuove strategie per contenere la diffusione del Covid nelle scuole e garantire una maggiore sicurezza agli studenti. Per raggiungere questi obiettivi è stata sancita la possibilità di ricorrere alle risorse dell’American Rescue Plan per incrementare l’Indoor Air Quality negli edifici. Come? Attraverso attività di ispezione, riparazione, upgrade o sostituzione dei sistemi HVAC (una sigla inglese che sta per Heating, Ventilation and Air Conditioning, ovvero riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria).
Saranno suonate le orecchie ad Andrea Casa, fondatore e Presidente di Alisea, che ho conosciuto a uno dei pochi convegni che si sono tenuti durante il Covid e che ha riunito le sue idee in un libro edito da Mondadori, con un titolo che è già un programma, Respirare aria pulita, l’importanza dell’igiene aeraulica nella vita di tutti i giorni. Sono temi che riguardano tutti, tutti noi passiamo ore e ore a casa o in ufficio o in aziende che devono vigilare sulla salute dei dipendenti. Passare infatti molto tempo nei cosiddetti “edifici della malattia” significa non solo avere dei danni fisiologici che ora le istituzioni sanitarie quantificano con preoccupazione, ma anche produrre di meno. Il dato complessivo inquietante è che l’inquinamento indoor non è certo meno pericoloso di quello esterno, a cui vanno però tutte le attenzioni del mainstream e i budget per la strumentazione tecnologica di rilievo e di difesa.
Infine, non bisogna concentrasi solo sul Covid, per quanto l’indotto involontario di questa tragedia sia stato un cambio della sensibilità collettiva su ciò che respiriamo, ci sono altri batteri, funghi, agenti patogeni in agguato. Si annidano nelle strutture e negli impianti e non bastano spesso i controlli di routine, pochi, distanti nel tempo e poco al passo con le nuove scoperte. La remotizzazione permette invece di avere sempre la situazione sotto controllo. Ci guadagnano, in un colpo solo, la reputazione delle aziende e i nostri polmoni.
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