Da qualità interna a sostenibilità del futuro

Da qualità dell’aria interna a sostenibilità del futuro

La sostenibilità è ormai un concetto trasversale, che attraversa le politiche pubbliche, le strategie aziendali e le scelte quotidiane delle persone. Tuttavia, troppo spesso è ancora percepita come qualcosa che riguarda esclusivamente l’ambiente esterno: le emissioni in atmosfera, la gestione dei rifiuti, l’energia prodotta da fonti rinnovabili. Eppure, uno degli ambiti più sottovalutati – e al tempo stesso più urgenti – su cui ragionare in ottica sostenibile, è la qualità dell’aria negli ambienti indoor, là dove trascorriamo il 90% del nostro tempo. Ma come si può agire?

Innanzitutto, è necessario intervenire in innovazione edilizia e progettazione consapevole. I criteri ESG stanno diventando determinanti anche nel settore immobiliare e della gestione patrimoniale. Protocolli come WELL, LEED e BREEAM, accanto alla direttiva europea EPBD stanno spingendo sempre più verso edifici non solo efficienti dal punto di vista energetico, ma anche capaci di offrire un comfort ambientale integrato, dove la qualità dell’aria è uno dei parametri chiave. L’adozione di sistemi di ventilazione meccanica controllata (VMC), sensoristica intelligente, materiali low-emission e strategie di manutenzione predittiva stanno entrando nella checklist dei progetti sostenibili. Ma non basta.

La qualità dell’aria indoor è anche un tema di giustizia ambientale e salute pubblica. Gli ambienti scolastici, le residenze sanitarie, gli uffici pubblici e i trasporti condivisi sono spesso luoghi dove la qualità dell’aria è più bassa, e dove le persone non hanno margine di scelta né strumenti per proteggersi. In questo senso, la recente Raccomandazione della Commissione Europea (C/2023/5060) che invita gli Stati membri a includere la qualità dell’aria indoor nelle proprie strategie sanitarie e climatiche è un segnale importante.

C’è poi un ulteriore livello di lettura: la valutazione della qualità dell’aria indoor nei piani di adattamento climatico. Con l’aumento delle ondate di calore, dell’umidità e della concentrazione di ozono, anche gli ambienti interni diventano vulnerabili. Includere questo parametro nelle strategie di resilienza urbana significa anticipare rischi sanitari, sociali ed economici, e progettare edifici e infrastrutture in grado di rispondere non solo al clima di oggi, ma a quello di domani.

Nel contesto della transizione ecologica, la qualità dell’aria indoor è quindi un indicatore strategico: non solo della salubrità di un ambiente, ma della coerenza tra le politiche di sostenibilità e la tutela effettiva del benessere delle persone. Serve un cambio di paradigma, che unisca competenze ingegneristiche, sanitarie, architettoniche e ambientali. Serve una nuova alfabetizzazione culturale e tecnica, capace di spostare l’attenzione da ciò che è visibile a ciò che respiriamo, spesso senza accorgercene. Costruire la sostenibilità “dall’interno” non è più un’opzione. È una responsabilità.


Tratto dall’editoriale di Angelica De Vito, Responsabile Sostenibilità EY, per Alisea Journal – Edizione 11

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