Anche l’aria pulita passa dalla sanificazione. La sanificazione è fondamentale per una buona gestione igienica degli impianti HVAC: ecco come eliminare le contaminazioni nel modo corretto
Andrea Casa – Amministratore Delegato di Alisea S.r.l., Presidente Emerito di AIISA, Membro del Board of Directors di NADCA
Sanificazione: negli ultimi tre anni abbiamo abusato di questo concetto. Complici la paura e la disinformazione all’inizio della pandemia, la necessità di sanificare ogni cosa, dalle superfici agli oggetti, dagli abiti alle auto, si è diffusa più velocemente del virus stesso. Una vera e propria fobia collettiva, una corsa alla sanificazione mai vista in precedenza, con la convinzione che bastasse spruzzare un igienizzante qualunque per essere al sicuro. Come tutti, anch’io ero preoccupato di quello che stava accadendo, ma avevo un vantaggio rispetto agli altri: la conoscenza delle corrette procedure di sanificazione, grazie alla mia esperienza ultra ventennale come igienista aeraulico.
Ho assistito all’adozione dei più disparati metodi di sanificazione, ho visto aziende che prima si occupavano di tutt’altro spacciarsi per “esperti sanificatori”, “inventori di macchine igienizzanti” e chi più ne ha, più ne metta. Un vero caos. Ai miei clienti, ho subito proposto quello che ritenevo essere il metodo più corretto per la salvaguardia delle persone: la sanificazione degli ambienti di lavoro attraverso l’utilizzo dell’unico presidio medico-chirugico riconosciuto come efficace contro il virus, il metodo Primattiva. Seguendo tutti gli aggiornamenti, ho da subito notato un fattore preoccupante: la necessità di occuparsi degli impianti dell’aria come uno dei vettori di diffusione del virus non veniva mai presa in considerazione. Sono stato coinvolto in decine di dibattiti, ho rilasciato interviste per giornali e radio e sono intervenuto nelle principali trasmissioni televisive, dove ho sempre cercato di porre l’attenzione sugli impianti dell’aria e sulla necessità di procedere alla loro corretta gestione. Con il passare dei mesi, sono riuscito a portare la mia esperienza al servizio della collettività.
È stato anche grazie a questo periodo buio che, finalmente, siamo arrivati a considerare la rilevanza degli impianti dell’aria in quanto responsabili della trasmissione di virus, miceti e batteri, causa delle malattie respiratorie più diffuse. Nello specifico, si è arrivati a comprendere il vero significato della sanificazione, a cui veniva spesso attribuito un significato tecnico improprio. Per noi del settore aeraulico, la definizione era stata già stabilita nel 2006, attraverso una specifica disposizione normativa che la definisce come quel “processo atto a rendere igienicamente sano l’ambiente e le attrezzature. Consiste di fasi distinte, ma non affatto indipendenti tra loro: pulizia, disinfezione, sterilizzazione, disinfestazione”. Tale definizione, salvo qualche piccolo aggiustamento, è giunta fino a oggi, mantenendo inalterata la sua validità semantica e metodologica.
Occorre però fare alcune considerazioni, pensando alla sanificazione come all’ultimo atto di un processo che inizia con la corretta valutazione del rischio legato agli impianti dell’aria, aspetto che ha assunto l’importanza che merita solo di recente. Senza una valutazione preventiva del rischio aeraulico, resterebbe indeterminata tutta una serie di elementi che, invece, devono essere attentamente valutati per instaurare un efficace sistema di gestione. Facciamo nostro, a questo proposito, un principio che ispira l’attività di ogni serio professionista della sicurezza: non è possibile gestire nulla, senza averlo precedentemente compreso e valutato.
Correlata a questo primo aspetto, vi è una seconda ragione che rende essenziale la fase di valutazione del rischio aeraulico. Si tratta della necessità di accertare e porre rimedio a qualsiasi avaria degli impianti, o problematica di natura tecnica, prima di intervenire con le azioni di natura igienica, come le ispezioni e le sanificazioni. Spesso, infatti, la contaminazione degli impianti è causata da malfunzionamenti, oppure da errori incorsi in fase di progettazione e installazione. Qualora tali criticità non venissero prima eliminate, tutte le azioni di sanificazione eseguite sugli impianti avrebbero un’efficacia parziale e poco duratura. Nella mia lunga esperienza professionale, potrei citare davvero tante situazioni che sono state risolte grazie a una corretta valutazione del rischio aeraulico.
Penso, ad esempio, a una casa di cura del centro Italia, dov’era stata rilevata una forte contaminazione microbiologica. A seguito delle attività di pulizia e disinfezione dei locali e degli impianti di trattamento aria, il problema continuava a riproporsi. Venni quindi incaricato di indagare in modo approfondito, per comprendere le caucause della contaminazione rilevata ed esaminare il corretto svolgimento delle azioni correttive. Dopo aver svolto un controllo sui lavori eseguiti, mi resi conto che era stato sottovalutato un dettaglio apparentemente trascurabile: nonostante l’impianto fosse ben progettato, non era mai stato preso in considerazione il posizionamento della presa d’aria esterna. Si scopri così che la causa della contaminazione persistente era esterna all’edificio: la PAE si trovava su un muro molto vicino a dei cassonetti dell’immondizia, che inquinavano l’aria ancora di più quando messi in movimento per essere svuotati. Una volta spostata la PAE, il problema fu completamente risolto.
Questo caso dimostra che non basta bonificare gli impianti di trattamento aria: se non vengono eliminate le fonti di contaminazione, le azioni correttive non daranno risultati duraturi. Spesso, soprattutto nelle aziende con numerosi impianti, il budget è ridotto e non è facile gestire questo tipo di problematica: come scegliere a quali canali o a quale impianto dare la precedenza? Con la valutazione del rischio aeraulico, è possibile stabilire un ordine di priorità degli interventi in base alla gravità della situazione, in modo da destinare il budget alle azioni più urgenti. Di fatto, ha più senso allocare il budget a disposizione sugli impianti più a rischio e, solo dopo, passare a quelli ai quali è associato un livello di rischio più basso. È l’unico modo per risolvere definitivamente i problemi: poco budget su tanti impianti non porta all’effettiva chiusura dei lavori, ma li rimanda solamente.
Affidarsi a chi dimostra professionalità e passione, la componente tecnica e quella umana, significa scegliere una sanificazione eseguita a regola d’arte, per permettere a chi risiede negli ambienti indoor di respirare aria pulita.
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